sabato 15 maggio 2010

Matrimoni e altri disastri


L'eterna zitella Nanà vive a Firenze e lavora in una libreria insieme all'amica Benedetta. Proveniente da una famiglia particolare, Nanà ha avuto una grande delusione in amore, ed ora vive in modo estremamente disilluso, ma quando si troverà a dover organizzare il matrimonio della sorella Beatrice, questo la porterà ad una serie di vicissitudini che sconvolgeranno le sue certezze. In questo film l'ironia è allo stesso tempo sottile e manifesta, in un gioco di parti a volte abbastanza prevedibili che però marcano il messaggio chiave, che la vita è un casino e non puoi controllarla nè fermarla. Fra battute, malinconia e pranzi con amici e familiari il film è sicuramente collocabile come pellicola italiana, ma a suo modo con un pizzico in più di simpatia, incarnato da Margherita Buy più che dalla stessa comica Luciana Littizzetto, con una parte minore e poco sfruttata. Quindi si può notare una seppur minima ripresa della commedia americana più divertente, adattandosi però ad un "flusso" tipicamente italiano, con un risultato piacevole sul quale si potrebbe canalizzare un filone cinematografico nostrano più interessante e meno banale, non fossilizzato sul contesto famiglia-divorzio-famiglia. Anche qui abbiamo il contesto familiare, ma il vero punto cardine della commedia, che fa la differenza, è Nanà, un personaggio analizzato isolatamente attraverso un intreccio da "commedia degli equivoci" di Plauto, che permette allo spettatore di entrare dentro alla sua psicologia, di comprendere Nanà con i suoi problemi e le sue sfaccettature, rendendolo il centro attorno al quale ruota la vicenda. Questo punto cardine però, non si trova a concretizzarsi nell'unico intento del film, ma anzi è un pretesto per analizzare tutte le "perversioni" familiari e umane che sono proprie di tutti, è questo che lo rende un film che partendo da un personaggio, riesce ad analizzare brillantemente la psicologia dell'uno, del singolo, e la psicologia del "tutto" quindi dell'umanità in genere. Per quanto riguarda le interpretazioni una Margherita Buy che riesce ad entrare nel personaggio, simile ad altri che ha interpretato in passato e ne dà i connotati per poterlo identificare e per potersi rispecchiare in esso, un Fabio Volo invece davvero poco convincente che non riesce ad esprimere in linee ben definite il carattere nè il ruolo della parte assegnatagli, una Luciana Littizzetto come già detto che non ha le possibilità di esprimersi al meglio all'interno della sceneggiatura che le ha relegato poche battute, infine una Francesca Inaudi che riesce a donare un tocco di piglio alla sua "Beatrice" e a renderla reale e a suo modo divertente.

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